Ieri mattina, durante la sessione di epidemiologia al 36-esimo congresso della società europea per le ricerche sulle radiazioni, a Tours, il Dr Grosche dell’ufficio federale (Tedesco) per la radioprotezione ha parlato della relazione tra i casi di leucemia infantile e la prossimità alle centrali nucleari. Sulla base di quanto ha riferito il Dr Grosche, ed in via cautelativa, questo blog sconsiglia a tutti i lettori residenti in Germania di età inferiore ai 4 anni (quelli che utilizzano mezzi di spostamento quali gattonamento, girello o tricicli), di stabilire propria dimora presso un reattore nucleare, Riferendosi ad una pubblicazione molto recente[1], Grosche ci ha riferito che il rischio di ammalarsi di leucemia (il tumore piu’ importante in pediatria, che colpisce circa 5 bambini su 100,000) per bambini di età inferiore ai 4 anni aumenta apprezzabilmente, seppure di poco in senso assoluto, se i bambini vivono entro 5km da un reattore nucleare. Anche in Francia ed Inghilterra sono stati effettuati studi simili ed i risultati sono meno convincenti: in gergo si dice che si misura un (piccolo) effetto ma questo non è statisticamente significativo.
In Italia si sta riconsiderando il nucleare, ma il tema è molto delicato e credo sia necessario fare alcune considerazioni:
Primo: per bambini tedeschi di età superiore a 4 anni, l’effetto sembra scomparire, così come a distanze maggiori di 5km. Secondo: i casi di leucemie infantili sono aumentati sensibilmente, in tutta la Germania, negli ultimi 20 anni. Terzo: l’esposizione a radiazioni ionizzanti presso centrali nucleari è sostanzialmente uguale, salvo incidenti, a quello dovuto al fondo naturale di radiazioni, che comunque non è mai nullo. Il fondo naturale di radiazioni ionizzanti c’è da sempre e non dovrebbe preoccuparci: tutti gli organismi viventi ci convivono e ci hanno passeggiato a braccetto nel corso della loro evoluzione. Oltretutto, in certi luoghi della terra, come in alcune regioni dell’India, Iran e Brasile, il fondo naturale di radiazioni è molto più alto della media mondiale, ma pare stiano tutti benissimo.
Le nozioni di radiobiologia ci suggeriscono che alle bassissime dosi di radiazioni non si può avere nessun effetto carcinogeno. Ma allora, come si spiega il dato dello studio tedesco? Secondo Grosche, bisogna approfondire ancora il tema dell’esposizione alle radiazioni in bambini giovanissimi, oltre a studiare ancora le cause delle leucemie. Più ricerca di base, insomma. Grosche ci ha lasciati con alcune speculazioni. Secondo una di queste, la sola presenza dell’edificio della centrale nucleare potrebbe esercitare un’effetto negativo. Tipicamente, però, questo è più valido per gli adulti: il nostro umore, quanto meno, può esser influenzato dalla bellezza del paesaggio circostante. Che c’entrano gli adulti allora? Muovendosi sul terreno delle speculazioni, è noto da tempo che l’esposizione di un feto in utero alle radiazioni ionizzanti può risultare in un innalzamento del rischio di tumori nel bambino nato. Ma anche in questo caso vale quanto detto prima: le dosi di radiazioni fuori la centrale sono basse, quanto quelle del fondo naturale, troppo piccole per provocare effetti misurabili. Potrebbero essere allora le madri, preoccupate, sotto stress per la presenza della centrale a vista d’occhio, ad allattare i propri piccoli con un latte meno buono, meno nutriente? Sono speculazioni su speculazioni e la risposta non è dietro l’angolo. Non è chiaro dunque se l’effetto misurato nello studio tedesco - che non è stato misurato in altri paesi - è legato alle radiazioni, oppure alla percezione nel pubblico del loro pericolo (nel qual caso occorrerebbe aiutarlo a comprendere che le centrali sono sicure) o a chissà quale altra causa.
Ho domandato a Grosche se la popolazione tedesca è al corrente di questi dati e come si è schierata nei confronti del nucleare, se ci sono state azioni di protesta. Mi ha risposto che in Germania i giornali ne hanno parlato in modo molto esaustivo esattamente il giorno precedente la pubblicazione scientifica. I partiti in Parlamento sono divisi: da un lato c’è chi vuole mantenere le centrali esistenti; dall’altro chi vuole che il paese si allontani progressivamente dal nucleare (che vi ricorda?). Nessun partito Tedesco spinge verso la costruzione di nuove centrali. Del resto, l’opinione pubblica, spiegava Grosche, non l’accetterebbe.
Ed in Italia che si fa? Il tema è scivoloso. Bisogna stare molto, molto attenti a non strumentalizzare nulla, avendo l’umiltà di ammettere di non saperne abbastanza. Se si dovesse davvero andare per la riapertura delle centrali nucleari, meglio forse costruirle lontano dai centri abitati, e dalla vista dei cittadini. Occhio non vede…
[1] Kaatsch et al, 2008, International Journal of Cancer