Di nuovo a Roma, dopo il bel congresso della European Radiation Research Society, conclusosi ieri a pranzo.
Splendido, tra tanti, e’ stato il seminario del Dr. Andrejev, del Royal Marsden Hospital di Londra. Andrejev e’ un medico con un cuore grande cosi’. Ha parlato degli effetti tardivi/collaterali in radioterapia delle neoplasie dell’addome, di come questi effetti possono essere curati, di come lui cerca di curarli, nei suoi pazienti. E di come spera che possano essere prevenuti, migliorando il trattamento dei tumori, con terapie che guardino a lungo termine, ben oltre la cura. Tra questi effetti, Andrejev citava l’incontinenza fecale, una condizione umiliante che mantiene le persone tappate in casa.
Come conseguenza del continuo miglioramento delle terapie del cancro, circa il 73% dei pazienti adulti e’ ancora in vita a 5 anni dal termine della terapia. Visto che il numero dei sopravvissuti aumenta, e’ ragionevole che la ricerca scientifica si concentri ancora di piu’ su come limitare gli effetti collaterali di lungo termine, affinche’ la qualita’ di vita dei pazienti sia dignitosa. Cio’ vale, naturalmente, anche per la radioterapia, che viene utilizzata per curare il 50% dei tumori solidi, spesso in combinazione con la chemioterapia.
I meccanismi alla base dell’insorgenza di questi effetti collaterali sono poco noti. L’anno scorso, al convegno della Radiation Research Society, Mike Robbins parlo’ della sua ricerca sull’abbassamento delle capacita’ cognitive dopo la radioterapia dei glioblastomi, che sembra legato alla risposta infiammatoria cronica. E’ possibile che le risposte di tipo infiammatorio siano alla base di molti effetti collaterali in radioterapia.
Sono andato a complimentarmi con Andrejev alla fine della sua comunicazione orale. Mi ha detto che spera di collaborare con dei radiobiologi di base, perche’ lui e’ un clinico e deve impegnare il suo tempo con i suoi pazienti. Medici cosi’, che capiscono il valore della ricerca di base, sono preziosi.
Credo che saranno dei capitoli molto avvincenti della ricerca biomedica dei prossimi anni. Mi auguro, piccolo piccolo, di parteciparvi anche io.