Questa settimana ho partecipato ad una di quelle selezioni pubbliche, per titoli e colloquio, per un profilo professionale in cui ho poche competenze da offrire. Sostanzialmente un mestiere diverso dal mio, ma considerando che si trattava di un posto permanente…provare non era reato. Per il vero, mi sentivo un po’ disfattista prima ancora di presentarmi all’orale del concorso. Seguendo pero’ un prezioso consiglio, mi ero promesso, nel caso in cui l’esperienza fosse stata davvero pesante, di rifarmi con un po’ di shopping (le donne, chiaramente, conoscono bene il re dei rimedi alle giornate “no”).
E’ stata, tutto sommato, un’esperienza piu’ che dignitosa. La commissione - erano in quattro - mi ha fatto i complimenti per il curriculum e per tutta la ricerca svolta in Italia ed all’estero. Fortuna ha voluto che il colloquio inziasse proprio dalla mia esperienza di ricerca. Giocavo in casa e sono riuscito ad intavolare un discorso in cui i commissari mi sono sembrati sinceramente interessati. E’ giunto pero’ il momento delle domande pertinenti la selezione, e loro avevano gia’ capito dal mio curriculum che io non ho nessuna esperienza in merito. Ciononostante, visto che il colloquio era stato molto piacevole, la maggioranza ha optato per farmela comunque, la domandona. Ed io…sono cascato come una pera cotta, ammettendo di non conoscere la risposta ed evitando di arrampicarmi sugli specchi, tanto avrebbero potuto farmi cadere in qualsiasi momento, dietro l’angolo. Il commissario che piu’ si era appassionato al racconto del mio lavoro passato e presente si e’ lasciato andare in una dichiarazione si apprezzamento, di congratulazioni, che mi e’ sembrata profondamente sincera, ed infatti mi sono emozionato. La sintesi era quella che mi aspettavo, cioe’ che le mie competenze non erano richieste per questa selezione, e che magari per una selezione diversa[1]… ma lui era addolorato perche’ gli sembra assurdo che gente in gamba debba gareggiare nei posti sbagliati perche’ non trova soluzioni adeguate per le proprie competenze. Si puo’ interpretare questa frase in modo molto piu’ cinico (che ci vieni a fare qui?) ma lui mi sembrava fosse addolorato davvero. E questa sua dichiarazione e’ stata la cosa piu’ umana di questo colloquio, che mi ha fatto sentire piu’ leggero. Alla fine, ci siamo dati tutti una gran bella stretta di mano, ci siamo augurati il meglio, ed io sono uscito dalla sala molto piu’ sereno di quanto avrei potuto immaginare di essere, anche solo mezz’ora prima.
Per quanto dignitosa sia stata la prova, il mio cromosoma X si era comunque gia’ ben predisposto alla trascrizione: shopping! Mi sono concesso due CD Jazz, che non acquistavo da tempo. Uno di questi e’ una registrazione del quintetto di Art Blakey al Birdland, New York, del 21 Febbraio 1954. Una data da scrivere nell’agendina, ovemai un giorno fosse disponibile la macchina del tempo.
Epilogo. I concorsi sono bestie strane. Possono essere una perdita di tempo per tutti, sia per chi partecipa, sia per chi sta li’ a selezionare i partecipanti. Certamente non sono una perdita di tempo per chi vince, ma, alle volte, possono essere esperienze decorose anche per chi non vince. Scoperta dell’acqua calda #1: le domande di partecipazione devono essere piu’ snelle. ‘Ste raccomandate di 800 grammi, con ricevuta di ritorno, ed annesse file di piu’ di un’ora alla posta di Piazza Bologna, l’ultimo giorno utile prima della scadenza, non si sopportano piu’. In questo caso ne venne pero’ fuori un’opportunita’: durante l’attesa per il mio turno allo sportello, lessi a Lorenzo un intero libretto di Geronimo Stilton, in vendita al Poste Shop. Lorenzo: “Papy…e’ bello venire qui alla Posta!” Scoperta dell’acqua calda #2: I candidati dovrebbero indicare persone a cui chiedere lettere di referenza. Che i peers giudichino, impegnando il loro nome e la loro reputazione nel consiglio che daranno, se il candidato e’ una buona scelta per quel dipartimento. Ne guadagneremmo tutti.
[1] Una vocina mi ha allora suggerito “Se mio nonno avesse il trollo a quest’ora sarebbe un tram”. Ma senza malizia.