Paolo, un lettore di questo blog, mi ha segnalato un articolo di Brian Greene, professore di Fisica alla Columbia University di New York, ed autore del libro The Elegant Universe. Greene scrisse questa lettera per il New York Times, la scorsa primavera[1].
Greene fa subito notare come sia ovvio, dall’osservazione del nostro benessere, che dobbiamo essere grati alla scienza. E’ grazie alla scienza che abbiamo computers, internet, iPods, scanner MRI, radiografie…ed e’ alla scienza che ricorriamo per cercare di risolvere i grandi problemi dell’umanita’ e della terra. Anche se qui in Italia lo abbiamo capito poco, la scienza, secondo Greene, e’ alla base del progresso.
Ma non e’ tutto. Greene, prendendo spunto dai contenuti di una lettera a lui indirizzata, scrive che la scienza e’ ben di piu’ che uno strumento con cui ottenere benessere. E’ un modo di vivere, una prospettiva. E’ la
…lingua della speranza e dell’ispirazione, che ci offre scoperte da cui nasce la percezione di essere tutt’uno con il mondo che viviamo.
La nota amara di Greene e’ che la scienza viene insegnata male, malissimo, senza trasporto, enfasi, senza offrire l’opportunita’ di comprendere quanto essa sia presente nella nostra vita. E non solo in Fisica, ma anche nella Biologia, nella Chimica… ha ragione! Ricordo che rabbia mi faceva, mentre ero al liceo, il fatto che il programma di Storia si fermasse alla Seconda Guerra Mondiale. Mi sono diplomato nel 1992: che strumenti mi aveva dato la scuola per comprendere il crollo dell’Unione Sovietica, il conflitto Israelo-Palestinese, e poi l’Iraq, l’Afghanistan? Per ragioni forse simili a queste, Greene auspica un cambiamento culturale, tale che
…la scienza sia messa al posto giusto (nella societa’), insieme alle arti, la musica e la letteratura, come parte indispensabile di cio’ che rende la nostra vita degna di essere vissuta.
Bel concetto, quello che esprime. Estrapolo: cosi’ come pittori e musicisti di oggi godono dell’influenza dei grandi del passato, chi fa ricerca oggi cavalca l’onda messa in moto da Galileo, Newton, Mendel, un’onda che permea il loro quotidiano. Ed anche loro stessi contribuisco, in qualche misura, alle fondamenta del pensiero di domani. E’ come un senso di appartenenza ad una famiglia, un concetto sottile, forse romantico.
Si fa presto a dire tagli alla Ricerca. Ma forse…non sta andando proprio tutto a rotoli.
[1] Brian Greene, Put a little science in your life, 1 Giugno 2008. Pubblicato anche sullo International Herald Tribune del giorno successivo.