Sto impaginando il rapporto dell’attivita’ sperimentale dell’ultimo anno, per l’ente che finanzia il mio esperimento, e mi accorgo che una delle illustrazioni si riferisce a degli esperimenti fatti tra i giorni 8 e 14 Agosto scorsi. Me li ricordo quei giorni, quando molti semafori erano in giallo lampeggiante, e per Roma si girava in bici che era una bellezza. Buttai giu’ queste righe, per un post che non completai.
C’e’ stata davvero poca gente in giro per l’Istituto, nella settimana di Ferragosto. Quei pochi che c’erano, pero’, sembravano molto attivi. Io sono molto contento del mio esperimento dello scorso Giovedi’ e Venerdi’, per cui sono tutto preso dalla voglia di continuarlo anche questa settimana. Strano lavoro quello dei ricercatori. L’unico vero nostro motore e’ l’entusiasmo.
Insomma, non e’ certo lo stipendio che spinge il ricercatore a lavorare fino a tardi la sera e nei fine settimana[1], o a cavallo di Ferragosto, o correre il prima possibile in laboratorio, al mattino, per prendersi cura dell’esperimento in corso. Ma raramente ci si imbatte, a proposito, in parole tanto belle quanto quelle che ha scritto Eva Amsen, blogger sul Nature Network, che ha messo giu’ un post splendido[2], emozionante.
Eva sta per cambiare carriera, dopo anni al bancone del laboratorio, e riflette su quello che si lascera’ indietro.
Per anni il laboratorio ha completamente dominato la mia vita. Mi sono trasferita da un continente all’altro per fare il ricercatore. Ho dovuto cercare nuove amicizie in un nuovo paese. Amici che vedevo poco, perche’ passavo le mie serate in laboratorio. […] Tutto questo per cosa?? Paura costante di campioni sperimentali andati in rovina, fallimenti, ipotesi senza verifica. Prendersi cura delle cellule ogni qualvolta era necessario. Essere sotto pressione, ove la prestazione si misura in risultati positivi. Dover sempre pensare in previsione del prossimo futuro […] in quale altro mestiere si prova lo stesso tipo di stress? In quale altro mestiere conta cosi’ tanto se si fa un’operazione alla Domenica sera o al Lunedi mattina? […] Non avrei mai pensato di sentire la mancanza della frustrazione dei Western blot (una tecnica sperimentale laboriosa). Pensavo che sarei stata lieta di lasciarmi indietro la coltura cellulare (che dettava i tempi del suo weekend) […] contavo gli anni, i mesi, i giorni, che mi separavano dalla mia liberta’. Ed ora, al mio ultimo Sabato in laboratorio, improvvisamente capisco che non e’ solo il laboratorio che mi sto lasciando alle spalle, ma e’ un’intero modo di vivere. Trattengo le lacrime: se dovessero cadere nei campioni di RNA, saro’ bloccata qui ancora per un mese.
Non posso fare altro che commovermi, in silenzio [snif].
[1] La Repubblica, 12 Novembre 2008, Tagli e concorsi truccati, la ricerca mortifica i talenti
[2] Eva Amsen, 25 Ottobre 2008, Last Saturday