Ho appena letto un altro Editoriale sulla situazione Italiana, apparso su una rivista scientifica ‘maggiore’. Stavolta si tratta di Nature Cell Biology[1], contemporaneo a quello di Nature Neuroscience[2]. Su un punto, del primo dei due Editoriali, mi trovo particolarmente d’accordo.
Quelli che rimangono (gli Italiani non in fuga) devono soffrire, come si evince dalle domande di finanziamenti pervenute quest’anno allo European Research Council (nota: competizione per ricercatori con massimo 8 anni di esperienza post-dottorato). Sebbene all’Italia siano stati assegnati 26 progetti (58 agli UK, 33 alla Germania, 39 alla Francia e 24 alla Spagna), l’Italia e’ stato il paese con il maggior numero di domande pervenute (17% del totale). Tale quota e’ stata ragionevolmente etichettata come ‘tasso di disperazione’, indicativa della mancanza di supporto economico nei paesi in questione.
Dietro questo triste record c’e’ un messaggio, forse piu’ nascosto ma importante almeno quello della scarsezza di risorse economiche in Italia: non sappiamo scrivere progetti di ricerca, forse perche’ abbiamo iniziato a farlo da troppo poco, e perche’ i giovani, di solito, non sono coinvolti nella progettazione delle attivita’ scientifiche. Tempo una generazione, di ricercatori educati all’idea di dovere competere per assicurarsi i propri fondi, invece che aspettare che passino a riempirti il piatto, e saremo competitivi almeno quanto gli altri. Sono palesemente ripetitivo e chiedo venia, ma l’argomento del merito mi sta molto a cuore, probabilmente troppo. Non accetto che sia data solo la notizia che fa piu’ comodo. Mi permisi di dirlo anche a Radio3 Scienza, la scorsa primavera, quando fui ospite in tramissione[3].
[1] Nature Cell Biology, 10, 1373 (2008).
[2] Nature Neuroscience, 11, 1361 (2008).
[3] Radio3 Scienza. Intervista di Pietro Greco del 17 Giugno 2008.