Oggi navigherò su un terreno un pò scivoloso, raccontando una brutta storia di lavoro che ha visto come protagonista (leso) un mio amico. Su questo blog lo chiamerò Salvo, che almeno è di buon auspicio. A parte l’uso di uno pseudonimo, questo è un racconto basato sulla sua testimonianza diretta. Non c’è nulla di romanzato. Salvo ha da poco terminato il suo dottorato di ricerca in una disciplina molto specialistica, ed essendo un ragazzo in gamba, ben seguito dal suo mentore, è diventato uno dei pochissimi esperti italiani del settore, che praticamente si contano sulle dita di una, forse due mani. Tanto di cappello. Considerando il panorama delle opportunità di ricerca scientifica, le prospettive di lavoro e la sua inclinazione personale, Salvo si era “guardato intorno” ed ha sostenuto un paio di colloqui in azienda, fino a quando ha trovato un’opportunità che gli è parsa interessante. Ha chiesto consiglio ed ha avuto delle buone referenze: chi gli offriva lavoro era persona fidata. Salvo ha contrattato le condizioni contrattuali, fino a che non ha avuto un’offerta buona, con stretta di mano, sguardo di intesa ed accordo di firmare il contratto alle ore 17 di qualche giorno fa. Salvo ne ha parlato con il suo capo e mentore, che ci è rimasto male perché aveva, ed ha, stima di Salvo. Il suo capo era sicuro che, nonostante le difficoltà, Salvo si fosse ritagliato uno spazio promettente che in un modo o in un altro lo avrebbe traghettato oltre la fase acuta di crisi che sta attraversando la ricerca in questo momento. Ma Salvo la decisione di lasciare la ricerca scientifica accademica per quella applicata l’ha presa e, come si conviene tra persone civili, ha aiutato il suo capo nel trasferimento delle sue conoscenze al ragazzo che sarebbe venuto a lavorare al posto suo, sui fondi che Salvo, andando via, stava liberando. Alle ore 15 del giorno in cui Salvo doveva andare a firmare il contratto in Azienda, gli vien detto, via email, che non se ne fa più nulla perché, guarda caso, non ci son più fondi disponibili per assumerlo. Due ore prima. Via email. Nel frattempo, i fondi dello stipendio post-doc di Salvo sono già stati trasferiti al suo successore e, di fatto, Salvo è improvvisamente senza lavoro, e senza il tempo di correre ai ripari. In ambienti più “bastardi”, Salvo avrebbe dovuto tenere il suo capo all’oscuro di tutto ed annunciare le sue dimissioni solo dopo aver firmato il nuovo contratto in Azienda. Ma questo avrebbe causato enormi disagi al suo capo, e queste cose, nella ricerca, non si fanno. Mai. Per quanto possa, il capo di Salvo si è battuto per impegnare altri fondi per pagare uno stipendio a Salvo, seguendo una logica di rispetto e di umanità che contraddistingue questo ambiente, ma si tratta di un fondo di breve durata che basterà solo per qualche settimana.
Un brutto caso sfortunato, di ‘mala’ ricerca privata, o un caso rappresentativo dello scenario non Accademico?