Il problema del proibizionismo e della liberalizzazione delle droghe è vecchio come il cucco. Come scrive The Economist questa settimana, nell’articolo[1] di cui alla copertina del settimanale, si tratta di un dilemma di almeno cento anni. L’articolo, sul quale ci sono già 414 commenti online dei lettori, dovrebbe essere di vostro interesse sia che voi siate di una corrente o dell’altra. Un passaggio mi ha colpito e ve lo segnalo:
Il prezzo di una sostanza illegale è determinato più dal costo della sua distribuzione che dalla produzione. Prendiamo ad esempio la cocaina: il guadagno dal campo di coca al consumatore è di un fattore 100. Anche se la somministrazione di diserbanti sui raccolti degli agricoltori quadruplica il prezzo locale delle foglie di coca, questo tende ad avere un impatto minimo sul prezzo di strada (al consumatore), che viene principalmente stabilito dal rischio di fare entrare la cocaina in Europa o negli USA.
Poffarbacco. Faremmo meglio a concentrare gli sforzi contro il narcotraffico a casa nostra piuttosto che spargere diserbanti in Afghanistan e Myanmar.
[1] How to stop the drug wars, The Economist, 5 Marzo 2009.