Prendo i vetrini dal contenitore grigio e gli applico su un’etichetta con un nome in codice, che poi chiudo in una busta che apriro’ solo alla fine delle misure, perche’ non lasci possibilita’ che la consapevolezza dell’identita’ dei campioni sperimentali che mi appresto ad osservare possa influenzare le mie misure. Non si sa mai, del resto siamo ricercatori, non siamo santi. La stanza della microscopia a fluorescenza e’ buia, ma non completamente, perche’ dovro’ fare anche delle annotazioni a matita, di tanto in tanto, cosi’ che lascio uno spiraglio di luce mantenendo la porta appena socchiusa. Metto sul primo vetrino, nome in codice “cantante”, due gocce di olio marcato con fluorocromo DAPI. Ci poggio su il vetrino coprioggetto e sigillo i bordi con lo smalto per le unghie (tranquilli, non e’ rosso). Intanto che si asciuga lo smalto, accendo la lampada al Mercurio e metto il vetrino sul carrello del microscopio, con su una goccia d’olio per immersione, e via con l’obiettivo 100X, alla ricerca della messa a fuoco. Perfetto. Immagini belle nitide. Peccato che il campione e’ un po’ affollato: sara’ difficile distinguere in modo inequivocabile quegli eventi che voglio misurare, quelli in cui il danno al DNA e’ stato riparato male ed ha prodotto dei micronuclei contenenti cromatina che sarebbe andata persa alla prima divisione cellulare, la mitosi, con conseguenze non determinate per le celluline malcapitate. Mi posiziono con lo sguardo in un angolo dell’area osservabile sul vetrino. Gli occhi sono poggiati sugli oculari. Le dita della mano sinistra sono sulle viti micrometriche della messa a fuoco, quelle della mano destra controllano il movimento, lungo i due assi, del carrello su cui e’ fissato il vetrino. Scorro con lo sguardo, silenziosamente, alla ricerca di eventi di divisione cellulare. Eccone uno, senza danni. Click!, fa il pulsante sinistro del contacellule, quello destinato al conteggio degli eventi in cui il riparo e’ apparentemente andato a buon fine. Vado avanti, cerco altri eventi da osservare. La porta che apre sul corridoio lascia passare le voci dei colleghi ricercatori che camminano tra una stanza all’altra. Parlano di progetti, risultati, ma sento anche sfoghi di rabbia per questa cosa o quella persona - assente - che si e’ comportata male. Click…stavolta schiaccio su entrambi i tasti, con le dita della mano destra, perche’ ho visto un micronucleo vicino ad una cellula binucleata. Silenzio. Non trovo binucleate ‘certe’. Ne trovo poi alcune con ben due o tre micronuclei, ed allora click sul pulsante sinistro ed annotazione a matita sul quaderno, con una X. Tirero’ le somme alla fine. Passano ore. Dovro’ ricomprare un lettore musicale mp3 perche’ queste ore al microscopio sono ottime per ascoltare podcast e musica. Si sono fatte le 14 ed ho saltato il pranzo con gli altri ragazzi, rapito dal microscopio. Quando esco alla luce, ho gli occhi piccoli piccoli e me lo fanno notare. “Stai bene”? “Si, si..ero solo al microscopio”. Domani, stessa stanza, stesso buio.