Sarà pure per invidia o per gelosia, ma più o meno tutti conosciamo persone delle quali saremmo pronti a dire che sono riuscite a fare carriere ‘veloci’, per dire, e delle quali persone sospettiamo che non fosse tutta farina del loro sacco. Io ne ho in mente sicuramente un paio, almeno. Anzi, tre.
Ma se un tempo, nella ricerca scientifica, fosse potuto bastare la conoscenza di una persona ‘giusta’ per avanzare di carriera, adesso i ricercatori si sono fissati, ma tu guarda un po’ che matti, con queste pubblicazioni scientifiche e tutte queste noiosissime dimostrazioni di merito. I soliti rompiballe. Ed allora qui bisogna inventarsi qualcosa e pubblicare, pubblicare tanti lavori scientifici e poi sbandierarne il numero ed il prestigio della rivista su cui sono state pubblicate. E così…zac! Ecco la promozione, il posto di lavoro tanto ambito, o il finanziamento di quel progetto che terrà a galla il nostro gruppo di ricerca. Ma se di pubblicazioni ne abbiamo pochine pochine? Se abbiamo risorse inadeguate per competere con i nostri colleghi? Niente paura: l’editoriale della rivista Nature Medicine[1] ci offre qualche suggerimento pratico.
“Vi occorre un po’ di scrittura creativa per uscire dalla crisi finanziaria. Ecco come: prendete una buona pubblicazione scientifica ed utilizzatela come base solida per ciò che sarà il vostro lavoro. Eseguite degli esperimenti simili, nel vostro laboratorio, con il vostro sistema sperimentale. Aggiustate i risultati in modo che i numeri non siano identici, ma restino realistici. Quando sarete pronti a scrivere l’articolo, parafrasate il manoscritto originario ad libitium. Infine, inviate il vostro manoscritto ad una rivista di livello modesto, sperando che gli autori dell’articolo di cui vi siete serviti per ‘ispirarvi’ non noteranno il vostro ‘riconoscimento’ al loro lavoro […] Se tutto andrà bene, pubblicare un paio di articoli di questo tipo basterà per fare la differenza nella competizione a cui state prendendo parte.”
Buon lavoro Buona frode!
Purtroppo questo accade davvero, ma non deve essere un’occasione per gettarsi nello sconforto. Chi arriva in alto senza meritarselo è condannato a fare guai, prima o poi. Citando uno dei miei mentori, il lavoro duro e l’onestà ci ripagheranno. E scusate la banalità.
[1] The insider’s guide to plagiarism, Nature Medicine, 15, 707 (2009)