Accennavo la scorsa settimana al dibattito scientifico che dovrebbe essere a sostegno del modello di rischio (da esposizione a radiazioni ionizzanti) lineare senza soglia (LNT), oppure del modello a soglia[1], come quello proposto dall’Accademia delle Scienze Francese. Per dirla con le parole di uno dei partecipanti al workshop di Stoccolma:
Come e’ mai possibile che, partendo dalla stessa domanda e dalla stessa letteratura scientifica, gli esperti Americani e quelli Francesi siano arrivati a risposte cosi’ diverse?
Bella domanda, caro signor X. Mi sa che se lo chiedono in tanti. La risposta io non la so. Ovvero, ho una non-risposta, e non ne sono certo il padre: c’e’ abbastanza materiale in giro per poter sostenere l’una e l’altra ipotesi. Ah!
L’argomentazione a sostegno del modello lineare senza soglia e’ piuttosto ‘lineare’: i danni molecolari indotti dalle radiazioni ionizzanti sono noti e, con il calare della dose di radiazioni, i danni diminuiscono in numero, ma non cambiano natura. Quando la dose di radiazioni si riduce ancor piu’, il numero di cellule danneggiate diminuisce, ma ancora in proporzione al calo di dose di radiazioni. Secondo i sostenitori del lineare senza soglia, non c’e’ nulla di davvero nuovo, ed allora perche’ il rischio dovrebbe esser maggiore o minore di quello che prevediamo?
L’argomentazione dell’Accademia delle Scienze Francese invece prende in considerazione un elemento ‘biologico’ piu’ nuovo: la risposta cellulare, tissutale ed animale alle basse dosi di radiazioni e’ diversa dalla risposta alle dosi piu’ alte. Come la reazione ad un solletico o ad un graffio, alla basse dosi vengono indotti, pare, dei meccanismi di allerta; alle dosi maggiori si cerca di riparare il danno subito. Non solo: se e’ vero che a dosi molto basse solo alcune cellule sono colpite dalle radiazioni, le cellule comunicano tra loro e basta che poche siano colpite per sortire un effetto che ne coinvolge un numero ben maggiore. La letteratura scientifica degli ultimi vent’anni abbonda di dati sperimentali in cui si fa cenno a differenze tra effetti a basse ed alte dosi, e non si riesce a prevedere il comportamento biologico alle basse dosi basandosi su quello alle alte dosi. C’e’ un grosso pero’. La gran parte delle pubblicazioni scientifiche in fatto di effetti biologici alle basse dosi si riferisce a misure in modelli in vitro (colture cellulari), e qualche dato in vivo (topi, ratti). Gli stessi autori di articoli di forte impatto scientifico, realizzati in modelli in vitro, hanno poi trovato risultati opposti quando hanno replicato lo studio, quando cio’ e’ possibile, in un modello in vivo. Si salvi chi puo’. Comunque, l’accademia Francese trova spunto dal fatto che dopo basse dosi di radiazioni il nostro sistema di sorveglianza immunitaria sarebbe ancora efficiente da poter eliminare quelle cellule possono contribuire alla formazione di un cancro. Oltre una data soglia, questo non avverrebbe piu’.
Insomma, in mancanza di un motivo forte e valido per abbandonare il vecchio modello di rischio lineare senza soglia, ce lo teniamo ancora ben stretto. Ma il dibattito e’ vivacissimo.
[1] In verita’ i modelli di rischio sono piu’ di due. C’e’ anche la buona vecchia ormesi, il supralineare ed il sub-lineare senza soglia. Mammamiabella.