Textpattern, il motore che è dietro la pubblicazione degli articoli di questo blog, offre la possibilità di leggere come fanno i lettori ad arrivare a queste pagine. In particolare, textpattern riporta la pagina di provenienza, quella visitata prima di imbattersi su questo blog. Se questa pagina era un motore di ricerca, viene riportata anche la stringa di testo che i lettori avevano digitato sulla pagine del motore. Per il resto, nel caso in cui vi foste preoccupati, textpattern non sa nulla sull’identità dei visitatori. Di recente, qualcuno è arrivato a post-D.O.C. partendo da una domanda che riporto testualmente:
Quanto si guadagna a pubblicare articoli scientifici?
Nella mia esperienza, la risposta è, tipicamente: nulla. Anzi, l’autore di un manoscritto scientifico sopravvissuto alla mannaia del peer-review deve contribuire alle spese di pubblicazione, di solito ragionevolmente entro un migliaio di euro. Spese che diventano superiori nel caso in cui l’articolo venga pubblicato su una rivista di tipo Open Access, diventando così accessibile a chiunque, senza spese. Le spese, appunto, sono state già sostenute tutte dagli autori che si fanno così garanti dell’accessibilità del loro manoscritto.
Ma allora chi glielo fa fare ai rcercatori, se devono persino sborsare del denaro per pubblicare il loro stesso lavoro? Credo che le ragioni per cui si cerca di pubblicare articoli scientifici siano almeno due. Da un punto di vista morale, è l’impegno mantenuto con chi ha finanziato la ricerca, cioè i contribuenti e/o i privati. Che, di fatto, stanno finanziando anche le spese per la pubblicazione scientifica. Da un punto di vista più personale, pubblicare un lavoro è l’unico modo per dimostrare di avere condotto ricerca, e questo servirà ai valutatori di gare di varia natura a cui l’autore deciderà di concorrere. Più pubblicazioni, e sopratutto, pubblicazioni di buona qualità, potranno contribuire a rendere possibile un’assunzione, un avanzamento di carriera, potranno contribuire alla vittoria in una gara per aggiudicarsi fondi per nuove ricerche in laboratorio, e qui gli interessi vanno oltre quelli del singolo ricercatore. Solo indirettamente, dunque, la pubblicazione di un articolo scientifico può risultare in un compenso. Da questo punto di vista, è certo meglio scrivere su un libro.