Il Sole 24 ore di ieri, 21 Dicembre, pubblicava il suo ventesimo rapporto annuale sulla qualita’ della vita nelle 107 province italiane, comprese le quattro nuove province sarde. Come gli altri anni, l’Italia appare spaccata in due, con le province del nord nell’area piu’ alta della classifica e quelle del sud al fanalino di coda. Penultima addio mia bella Napoli, seguita solo da Agrigento.
Stimolato dalla rassegna stampa per radio ho deciso di acquistare il quotidiano e sono andato a spulciare nel Dossier speciale del Lunedi, per capire quali sono i criteri secondo cui Trieste, Belluno, Sondrio ed anche Bolzano[1] appaiano cosi’ in alto mentre Caltanissetta, Napoli ed Agrigento sono cosi’ giu’ nella classifica. Lo studio e’ molto complesso e, almeno apparentemente, molto articolato, con indicatori accompagnati anche da interviste alla popolazione (dati di sentiment), con un campione di tutto rispetto di 700 persone intervistate per ciascuna provincia.
Pero’… Curiosa la scelta di alcuni indicatori necessari per stilare sia la classifica generale sia le classifiche di categoria (gli indicatori afferenti alle aree “tenore di vita”, “affari e lavoro”, “ordine pubblico”, “servizi ed ambiente”, “popolazione”, “tempo libero”). La percentuale di occupazione femminile sostituisce quella dei giovani sotto i 35 anni. Non sarebbe meglio tenerle tutte e due? Forse pero’ e’ meglio non guardarlo il dato sull’occupazione giovanile perche’ sarebbe deprimente.
Vengo al dunque: Universita’ e Ricerca pesano poco nel quadretto presentato, nel senso che sembrano fare capolino come risultato finale piuttosto che come volano, come trainante dell’economia, dell’offerta culturale. Peccato. Sarebbe stato sufficiente mettere in risalto il successo di Trieste con il dato di fatto che l’area Triestina vanta il maggior numero di ricercatori per unita’ di popolazione[2]. Un caso? Potrei esser stato distratto, ma trovo solo un indicatore “Scuole Superiori” inteso come disponibilita’ di scuole per giovani tra i 14 ed i 18 anni (vittoria della new entry Ogliastra e Nuoro) ed uno “Investimento in Formazione”, messo su per misurare il numero di laureati ogni mille giovani (Trieste prima classificata, sebbene il collegamento tra laurea e lavoro sembra non esser cosi’ ovvio).
Uno dei tanti indicatori riguarda il (numero di) imprese nuove in relazione alle cessazioni (Area “Affari e Lavoro”), ma non mi pare ci sia cenno, o lode, a chi segue la via dell’innovazione. Per chi si occupa di ricerca, innovazione ed educazione secondaria, una ricerca (quella pubblicata sul Sole) forse un po’ deludente. Comunque, un dossier colossale, consultabile anche online per gioire, o soffrire, della propria citta’.
[1] Una curiosita’ su Bolzano, che conosco poco essendoci stato solo un paio di volte e per tempi brevi. Nonostante l’ottavo posto in classifica generale, nell’indicatore “Impegno per gli altri”, definita come organizzazioni di volontariato ogni 1000 abitanti, Bolzano si classifica ultima.
[2] [NATURE | Vol 438 | 15 December 2005](http://dx.doi.org/10.1038/nj7070-1046a) |