Il 25 Dicembre, durante la digestione di un poderoso tacchino marinato, mi ritrovavo a passeggiare nella Villa Comunale di Napoli insieme a Fabio, un giovane dotato di straordinaria curiosità per il genere umano e le sue attività. Attore, più volte coinvolto nella rappresentazione sul palcoscenico di celebrità della scienza, Fabio mi chiedeva come stesse andando l’esperimento su cui lavoro, argomento di cui avevamo parlato anche l’anno precedente. Ho provato a metter su una metafora che mi è parso l’abbia convinto, così ho pensato di riprenderla qui.
Raccontavo a Fabio che trascorro meno tempo del solito in laboratorio, con camice e guanti, mentre sono spesso alla scrivania a smanettare con R e l’analisi delle misure del trascrittoma. Come spiegare allora le -omics, come la trascrittomica, la proteomica o la metabolomica? Si parte da misure su una quantità spropositata di entità osservabili, per poi cercare di mettere ordine ed evincere quali processi si possono essere innescati (in un sistema cellulare, in un tessuto di un organismo multicellulare). Un processo biologico può essere più o meno complesso, ma richiede sempre la partecipazione di più ‘attori’ molecolari. Tutti sapremmo interpretare la seguente scena: un salottino con un divano; di fianco, una libreria. Sul comodino vicino al divano si vede una tazza fumante, forse c’è del tè. A terra, proprio davanti al divano, si trovano un telefono cordless ed un libro aperto, poggiato a rovescio. Sul divano c’è un cane che sonnecchia. Accanto, una netta piega sulla fodera del divano. Evidentemente c’era qualcuno sul divano, si stava rilassando con un libro ed una tazza di tè. Si è alzato, da poco per fare altro. L’interpretazione delle misure di trascrittomica procede in modo simile. Il divano, il cane e la tazza di tè sono sostituiti da entità molecolari più o meno note alla comunità scientifica in toto (seppure non tutte note all’investigatore ed aventi nomi come p53, ras, cdkn1a, brca1, jnk etc) ed afferenti a molteplici processi oppure eventi, ognuno dei quali può essere descritto come la scena del tizio che si rilassava sul divano.
Affinché sia possibile puntare il dito verso la manifestazione di un certo processo biologico, occorre che più attori si trovino sulla scena contemporaneamente. La sola tazza fumante, senza cane sul divano, senza libro e senza telefono, non raccontano la stessa storia. Magari la tazza è stata messa lì da qualcuno in attesa che un’altra persona passasse a prenderla, ma questa è…tutta un’altra scena.
In bocca al lupo, Sherlock.