Siamo prossimi ad una scadenza: entro il 28 Febbraio occore inviare un rapporto sullo stato d’avanzamento del nostro contributo ad un progetto a cui partecipiamo, come gruppo di ricerca, insieme a numerosi altri gruppi europei e canadesi. Un progettone. Immaginate ricercatori in camice ed occhialoni, intenti ad usare macchinari elaboratissimi e costosissimi. No. Immaginate invece ragazzi in stanze semi-buie, al microscopio a fluorescenza, ad osservare micronuclei, quelle bestie strane che ti fanno anche fare, alle volte, pensieri d’evasione per sopravvivere alla noia. Una barba mostruosa, alla quale si sopravvive solo con la radio, un podcast, o un audiolibro. Tedio all’ennessima potenza, ma necessario. Perche’ la tecnica, vecchia come il cucco, e’ uno standard sicuro, una che ti da sempre un risultato, che non ti abbandona, anche se ti fa penare un po’. Occorre classificare un livello di danno al DNA (in una scala da 1 a 5) e contare a mano gli eventi che afferiscono a ciascuna categoria. L’unico strumento in aiuto: un contatore. Simile a quelli che usano negli aerei per contare quanti passeggeri sono seduti.
Ma perche’ fate tutto a mano? Ci sara’ pure un sistema automatico…compratevelo!
Magari…il sistema automatico non c’e’ ancora. Ci stanno lavorando, con dei software che effettuano riconoscimento automatico di immagini, ma il tema e’ complesso. Cosi’ complesso, evidentemente, che intanto continuiamo a fare tutto a mano, ovvero ad occhio.
Conobbi, ad un convegno, la persona che ha inventato questa tecnica di analisi. Si chiama Michael Fenech, e’ nato a Malta e’ vive in Australia. Fece una comunicazione orale bellissima. Mi avvicinai a lui alla fine, per complimentarmi, e per dirgli che ero felice di avere finalmente conosciuto la persona reponsabile di tanta sofferenza. Ci sorridemmo, complici
Torno al buio a fare clic clic.