Massimo Pinto

Mi prude quella cellula sulla schiena. Ecco, quella li'.

06 Aug 2008

Non avendo studiato al corso di Laurea in Scienze Biologiche, di tanto in tanto inciampo in concetti di Biologia di cui avrei magari filosofeggiato con i miei compagni all’Universita’. Del resto, facevo altrettanto con i compagni di studio a Fisica, che forse fa pure piu’ nerd.

La mia domanda e’ questa qua: come mai il nostro corpo non si accorge della sofferenza di una singola cellula, mentre ci accorgiamo di un graffio, di un’abrasione, delle conseguenze di una puntura di zanzara? Non ci accorgiamo se una delle nostre cellule muore (magari se lo fa con ‘consapevolezza’, quando muore di apoptosi). La mia risposta-non-risposta e’: che vita grama che sarebbe se percepissimo tutto cio’ che accade, individualmente, alle nostre cellule. Ne saremmo continuamente distratti, per non parlare dei mal di testa che ci verrebbero.

Dove sta quindi il confine tra il percepibile ed il non percepibile? Ad un certo punto della storia della loro evoluzione, gli organismi multicellulari devono essersi organizzati in modo da prender cognizione di cose che li riguardavano solo macroscopicamente. Una bella semplificazione.

Mi e’ venuta fame e mi son preparato una frittata di zucchine. Tagliandomi sul dito, ho sentito dolore. Non ho sentito nessun’altra parte di me che si lamentasse. Meglio cosi’, va’.

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