Massimo Pinto

Neurofilosofia e neuroarchitettura

03 Oct 2008

Ho conosciuto Mohep (Mo) al Pub, la sera della conferenza Science Blogging, a Londra. Eravamo gia’ mezzi bevuti quando Mo mi ha raccontato che una delle sue storie, raccolte nel suo blog Neurophilosophy, sarebbe stata pubblicata nel numero di Seed di Ottobre, e che la rivista aveva chiesto ad un grafico di creare un’illustrazioneche si affiancasse al suo testo. Ne andava, evidentemente, molto fiero.

Mo, al King’s Head, presso Piccadilly.

Il suo articolo si chiama ‘La bellezza ed il cervello - la neuroestetica promette di rinvogorire l’impegno della scienza nella ricerca di una teoria della bellezza’. Chi non e’ appassionato di scienza potrebbe credere che ‘sti scienziati so’ sempre gli stessi, che vogliono sempre trovare una teoria del tutto. Adesso vorrebbero venire fuori anche con un’equazione del bello.

L’argomento centrale dell’articolo di Mo e’ proprio quello della teoria della bellezza. La bellezza e’ una proprieta’ dell’oggetto, o e’ negli occhi, nei sensi[1] di colui che ne e’ testimone, che vi sta davanti? Cio’ che e’ bello per me potrebbe essere meno bello, oppure disgustoso, per te, perche’ le nostre esperienze, culture, possono essere molto diverse. Tuttavia, quando tu ed io guardiamo o ascoltiamo qualcosa che ci piace, alcuni dei nostri neuroni fanno cose molto simili, anche se tu ascolti Mozart, mentre io ammiro un ragno che tesse la ragnatela.

E’ interessante capire perche’, allora, Il Wellcome Trust, Inglese, finanzia ricerca scientifica nella neuroestetica. La ricerca in questo campo potrebbe rivelare i punti nodali di malattie quali la depressione, che, scrive Mo, e’ caratterizzata da uno scarso senso estetico.

Capire in che modo il nostro cervello reagisce all’ambiente circostante potrebbe anche influenzare il design, offrendo nuove opportunita’ all’architettura, progettando sale, uffici, che ne rendano piu’ piacevole il soggiorno. A me non dispiacerebbe affatto lavorare in un laboratorio con la struttura del museo Guggenheim di Bilbao. Non so pero’ come faremmo ad incastrarci scrivanie e frigoriferi, con tutte quelle curve.

[1] Credo sia opportuno, in questo contesto, confrontarsi con una perla di saggezza popolare: ogni scarrafone e’ bello ‘a mamma soja

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