Massimo Pinto

Il gap tra la ricerca ed il pubblico

13 Oct 2008

La scorsa settimana sono stato ad un incontro tra il direttore del dipartimento Tecnologie e Salute dello ISS ed i ragazzi che lavorano nel suo dipartimento. Eravamo una ventina. Una ragazza ha raccontato quanto sia frustrante che la societa’ (Italiana) non apprezzi, non comprenda il valore della ricerca su cui lei e tanti altri sono impegnati. Non solo, persino i suoi familiari sembrerebbero non averne percezione. Banalmente, se non si sa perche’ lo fai ed a che serve la tua ricerca scientifica, sei automaticamente un fannullone[1]. La colpa, in grande misura, e’ nei ricercatori stessi.

Le idee di un fisico non valgono nulla, a meno che lui non sia in grado di spiegarle alla persona che gli sta seduta a fianco, al pub. Lord Kelvin

Se non siamo d’accordo su come i giornali o la televisione, alle volte, raccontano la scienza in modo appropriato, non e’ il caso di starsene con le mani in mano e borbottare. Siamo in una fase esplosiva dell’epoca della comunicazione partecipativa, ed i ricercatori hanno a disposizione uno strumento che avrebbero tanto desiderato sia Galileo sia Leonardo: i blogs. Di blog scientifici, curati da chi la ricerca la fa in prima persona, potrebbero essercene gia’ 10,000.

da http://www.toothpastefordinner.com/

Alcune istituzioni hanno capito quanto sia importante offrire ai propri ricercatori una piattaforma di comunicazione diretta al pubblico, attraverso la creazione di portali ad hoc per la promozione di questa comunicazione e del dialogo che ne puo’ nascere. Un articolo su PLoS Biology di Shelley Batts e colleghi[2] apre cosi’:

Le scoperte scientifiche arrivano dai laboratori, un esperimento alla volta, ma la scienza avanza grazie a discussioni attive, dal discorso del vincitore di un premio Nobel alle chiacchierate ai pubs…queste conversazioni possono promuovere lo sviluppo di una consapevolezza popolare sul valore della ricerca di base…e’ nell’interesse dei ricercatori e degli istituti di ricerca portare queste conversazioni verso il pubblico.

Le Universita’ di Stanford, Sidney, il MIT, sono alcuni esempi di portali che aggregano notizie sulla ricerca fornite direttamente da chi fa ricerca in quegli istituti. Chi si occupa direttamente di comunicazione della scienza, i giornalisti, ne avrebbero solo da guadagnarci, tale sarebbe l’abbondanza di informazioni a disposizione, fornite direttamente dai ricercatori.

[1] La mia ricerca e’ centrata sugli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti. Il mio lavoro e’ di base, non clinico, ma i risultati della ricerca in cui anche io riverso il mio contributo servono al miglioramento della qualita’ della radioterapia del cancro, ed alla riduzione degli effetti di lungo termine nei pazienti che sopravvivono grazie alla radioterapia. Il mio lavoro non aiuta chi va in radioterapia oggi - quello lo hanno fatto i miei colleghi nelle ultime decadi - ma contribuisce a definire la radioterapia dei prossimi anni.

[2] Advancing Science through Conversations: Bridging the Gap between Blogs and the Academy, PLoS Biology, vol 6 No 9, 2008

Riproduzione autorizzata di un articolo originariamente pubblicato sulla rivista online Galileo. Il copyright di questo materiale è di proprietà di Galileo Servizi Editoriali.