Massimo Pinto

Due etti di liberta', un pizzico di buona guida e molto sostegno

22 Oct 2008

Mark Dewhirst ha vinto il Failla[1] Award del 2008, il premio alla carriera di un ricercatore maturo, conferito dalla Radiation Research Society. A Boston, insieme al mio collega-volontario Sylvain Costes, l’ho intervistato per il podcast che curo insieme ad un gruppo di altri giovani entuasiasti. Oltre a parlare della sua ricerca, concentrata sull’ipossia[2] nei tumori, Mark Dewhirst ha accennato alle qualita’ che dovrebbe avere un buon mentore.

Voglio spararla grossa: quello pubblicamente[3] considerato tra i massimi problemi della ricerca, ovvero la mancanza di attrezzature di qualita’ nei laboratori Italiani, e’ secondario a quello dell’assenza di una ‘cultura’ di mentori. Prendersi cura dei giovani ricercatori, abituandoli al pensiero indipendente, a concepire idee originali e criticarle in modo spassionato, e’ cultura che, nel Bel Paese, appartiene a pochissimi.

Secondo Mark Dewhirst, questa e’ la ricetta per un buon mentore

Dunque, ai ragazzi alla caccia di un impiego nella ricerca: abbiate almeno questi 3 elementi sulla lista della spesa quando incontrerete colui o colei che sara’ il vostro futuro mentore.

[1] Gino Failla, evidentemente Italo-Americano, e’ stato uno dei fondatori della Radiation Research Society, un’associazione scientifica che partendo dagli Stati Uniti, coinvolge oggi una buona fetta dello scacchiere mondiale.

[2] L’ipossia in un tessuto e’ la condizione di abbassamento dei livelli di ossigeno, rispetto a quelli ritenuti normali. Si verifica nelle aree tissutali piu’ lontane dai vasi sanguigni.

[3] La stragrande maggioranza delle volte in cui parlo con non-ricercatori, mi viene detto che la nostra ricerca va male perche’ abbiamo pochi strumenti, poche attrezzature.

Riproduzione autorizzata di un articolo originariamente pubblicato sulla rivista online Galileo. Il copyright di questo materiale è di proprietà di Galileo Servizi Editoriali.