Massimo Pinto

C'era una volta la crisi della Ricerca Italiana

25 Oct 2008

Dilaga la protesta degli studenti e dei ricercatori contro i provvedimenti nei confronti della ricerca scientifica e l’istruzione. Adesso sono iniziate anche le botte. Come molti di voi, vorrei che tutto questo fosse alle nostre spalle. Mi concedo un esercizio di fantasia. Spero mi perdoniate.

Autunno 2035. Ester Ofila e’ nel giardino del parco scientifico di Reggio Calabria[1], uno dei piu’ attrezzati d’Italia e con la maggiore presenza di ricercatori stranieri, sia in formazione, sia con posti permanenti. Davanti al ristorante Uzbeko del Campus, Ester chiacchiera con il suo amico, Libero Mobile.

Ester Ofila: Ci vai al seminario del Dr Matsumoto? Parla della storia della scienza wireless-mobile.

Libero Mobile: Perbacco, si che ci vado, con il cognome che mi ritrovo. Tra l’altro il Dr Mastumoto e’ proprio in gambissima, ed il suo laboratorio di innovazione nel networking e’ fenomenale, finanziato dall’Italian Research Council e dall’Accademia delle Scienze del Giappone. Ce ne sono molti, di bravi, qui a Reggio.

EO: Ho fatto due chiacchiere con papa’ ieri, mentre eravamo sul Monte a raccogliere funghi. E’ stato dolcissimo il mio papa’ quando si e’ commosso nel dirmi quanto lui sia felice che io viva questa fase della ricerca in Italia, che sia giovane, adesso.

LM: Tuo padre e’ stato sfortunato nella sua carriera, ed ora gioisce per te. Che grand’uomo che e’. Mi sta proprio simpatico, sai?

EO: Papa’ e’ forte. Peccato che quando lui divento’ di ruolo, verso il 2008, il peggio doveva ancora arrivare. Lui ebbe un posto permanente, ma molti suoi colleghi furono buttati per strada. Chi pote’, scappo’ all’estero. Chi non pote’, rimedio’ dei lavori di ripiego. Che disastro.

LM: 2008?

EO: Si. Ci fu una serie di decreti, altro che discussione parlamentare e confronto con il pubblico. Gettarono migliaia di ricercatori fuori dagli Istituti, quelli che una volta si chiamavano precari. Mio papa’ aveva difficolta’ a trovare qualcuno con cui collaborare. Molte attrezzature rimasero inutilizzate e diventarono presto desuete.

LM: Uh me lo ricordo adesso. Ci vollero una decina d’anni perche’ la gente comune percepisse la gravita’ della situazione.

EO: Si. Il crollo della ricerca di base si porto’ dietro il crollo della ricerca applicata, poi quello della Sanita’. Praticamente, l’Italia non innovava piu’, ed il paese comprava prodotti innovativi dall’estero. Ma venne il momento in cui non si pote’ fare nemmeno piu’ quello perche’ l’Economia Italiana non marciava proprio piu’. Fallirono tutte le grandi Aziende, che furono poi rilevate dai Cinesi, i quali spostarono la produzione - e tutto il contorno - a casa loro. La qualita’ della vita si abbasso’ terribilmente.

LM: Pero’, nel disastro completo, qualcosa di vitale rimase.

EO: Appena sufficiente per respirare. Fu chiaro che il disastro Italiano era dovuto ad errori fatti molti anni prima. Dopo il settimo ed ultimo Governo Berlusconi, L’unione Europea, il Giappone ed il Canada lanciarono una campagna mai vista prima, mettendo a disposizione cifre inimmaginabili per rimettere in piedi la ricerca scientifica. Il nostro centro, qui a Reggio, fu aperto con quei fondi. Furono aperti molti centri, ed in molti di questi i direttori erano stranieri. Di Italiani se ne trovavano pochi, e quelli che erano all’estero avevano troppa paura di tornare.

LM: E le Universita’?

EO: Dopo il 2008 furono privatizzate, ma nessuno aveva i soldi per iscriversi. Le tasse Universitarie crebbero di un fattore 10, mentre la qualita’ dell’offerta era bassissima. Le famiglie mandavano i propri figli a studiare in Europa, invece. Durante il recupero, le Universita’ non furono mai piu’ statalizzate, e le tasse universitarie furono ridotte, ma non tornarono mai ai livelli di prima. La vera svolta furono i prestiti allo studio, anche questi finanziati dal pacchetto predisposto per la ricostruzione dell’economia del paese. Fu un grosso rischio, ma il mercato del lavoro si risollevo’ e, di fatto, la laurea ed i titoli post-lauream diventarono davvero uno strumento per accedere al lavoro, che consenti’ a tutti di ripagare il prestito ricevuto quando erano studenti.

LM: Altroche’. La mia mamma, quando era studentessa all’Universita’, non poteva nemmeno prendere una stanza in affitto senza la garanzia dei suoi genitori. Umiliante. Andiamo, Ester, inizia il seminario.

[1] Il Celebre Aspromonte Research Center

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