Massimo Pinto

La burrascosa nascita di una pubblicazione scientifica

03 Nov 2008

Ci e’ giunto il referto dei due arbitri che hanno giudicato il nostro ultimo lavoro, con il commento dell’Editore della rivista a cui lo abbiamo spedito. Non e’ affatto un referto disastroso (tipo: tornatevene a casa) ma ci vien chiesto di spiegare meglio alcuni punti del lavoro, aggiungendo, dove occorre, nuovi dati a supporto di cio’ che abbiamo argomentato. Piuttosto fisiologico. Non capita molto spesso che un lavoro sia accettato integralmente, senza alcuna richiesta di modifica da parte degli arbitri (e’ accaduto ad un mio amico in USA, e, quasi come in Cosi’ Parlo Bellavista, termino’ la giornata lavorativa andandosene a casa[1] subito, incredulo). Pare dunque che dovremo fare altri esperimenti. Alcuni li sto eseguendo gia’, e li presentero’ alla prossima riunione di gruppo, Martedi mattina.

L’effetto meno evidente, ma immediato come una mannaia, e’ che questo lavoro non sara’ ancora pubblicato. Male per noi, perche’ non possiamo farlo valere in competizioni per ottenere altri finanziamenti, o promozioni di ruolo, per chi volesse. E male anche per la ristretta comunita’ scientifica che potrebbe avere un interesse per il nostro lavoro, perche’ fino a quando non sara’ pubblicato (magari sei mesi, se tutto procede liscio alla seconda battuta, dopo aver risposto a tutti i dubbi sollevati dagli arbitri), e’ come se non esistesse. Salvo quei pochi che lo hanno visto presentato ai congressi, il lavoro e’, sostanzialmente, introvabile. Dopo una prima revisione critica, e’ chiaro che il lavoro migliorera’ di qualita’. Ma deve procedere sempre tutto necessariamente cosi’… cosi’ piano? Fa bene alla ricerca?

(Tratto da una pagina web della American Chemical Society )

Una delle promesse della Scienza 2.0 e’ colmare il (lungo) vuoto che ci puo’ essere tra una pubblicazione ed un altra. A volte, questo intervallo puo’ essere davvero lunghissimo.

Nel linguaggio del blogging, ci vorrebbe forse un microblogging scientifico, una sorta di Twitter di laboratorio. Non e’ certo un’idea mia…qui c’e’ un articolo interessante proprio su questo argomento.

Aprile: siamo arrivati a questo risultato. Non e’ malaccio, ma ci aspettavamo di piu’. Forse abbiamo sbagliato questa cosa qui, e cercheremo di migliorarla il prossimo mese.

Maggio: siamo stati presi dalla stesura di un nuovo progetto, ed abbiamo lavorato pochissimo in laboratorio. Ci sentiamo il mese prossimo. Spiacenti (evviva la sincerita’).

Giugno: Risultato strabiliante questo mese Lo ripeteremo il mese prossimo e se tutto e’ ok sara’ mandato ad una rivista scientifica, magari in Agosto, che e’ mese di grande attivita’, come tutti i nostri Ministri di Governo sanno. Intanto, si posso vedere i dati preliminari su quesa pagina web…

Tutto cio’ dovrebbe essere autenticato, perche’ il lavoro sia attribuito a delle persone fisiche o dei gruppi di ricerca, con tanto di registrazione di data ed ora di immissione, per risolvere qualsiasi controversia.

[1] Nel libro di De Crescenzo, e nel film che da esso deriva, si vede un negoziante che chiude bottega ad un orario improbabile, lasciando sulla saracinesca un annuncio scritto su un pezzo di carta: “Avendo guadagnato abbastanza, oggi Tonino se ne a’ andato a casa”. Piu’ o meno cosi’… forse non letteralmente. Strana cosa che il mio amico era pero’ Indiano…avra’ letto anche lui il libro di De Crescenzo?

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