Massimo Pinto

Immortali, verso Marte

04 Sep 2009

La scorsa settimana al congresso della società Europea di Radiobiologia, a Praga, Il Dr. Marco Durante (lo presentavo qui) ha relazionato sul tema delle esplorazioni spaziali e l’esposizione degli astronauti alla radiazione cosmica.

Sulla terra siamo ben protetti dalla radiazione cosmica grazie al campo magnetico terrestre, che ci fa da scudo. Se lo scudo non funzionasse più…saremmo fritti…ma questa è un’altra storia. Nello spazio interplanetario questo scudo non c’è, e si pone il problema di come proteggere gli astronauti da lunghe esposizioni alle radiazioni ionizzanti, non tanto in un viaggio verso la luna, che dura pochino, ma piuttosto nei lunghi viaggi che potrebbero essere necessari se dovessimo mandare qualcuno su Marte, oltre a Corrado Guzzanti che ci è stato già. Il rischio radiologico non è però l’unico problema da affrontare in una missione verso Marte. Da quanto leggevo sulle diapositive di Marco D., ce ne sono almeno altri due, sempre legati alla durata della missione: gli effetti dell’assenza di gravità sul corpo (problema già noto ed affrontato sulla stazione spaziale internazionale) e gli effetti dell’isolamento sul comportamento degli astronauti. Non so voi, ma passare 520 giorni lontano dai podcast, dai blog degli amici, la posta elettronica, i cartoni animati, la bicicletta e la pasticceria sotto casa, non è esattamente una priorità per i miei programmi futuri. Eppure, qualcuno ha fatto la fila per cercare di partecipare ad un esperimento di isolamento di lungo termine, ed oltre a degli scapoloni, in fila, c’erano anche donne e padri di famiglia. Sono matti? Secondo la psicologa che collabora nella progettazione di questi esperimenti di isolamento, mi raccontava Marco D., c’è una spinta ben più forte del denaro a motivare questi aspiranti eremiti di squadra. E’ il desiderio di prender parte al progresso scientifico dell’uomo, iscrivendo il proprio nome nella lista di coloro che avranno contribuito, in una certa misura, alla conquista del Pianeta Rosso. Come quello di Aldrin, Armstrong…il loro nome sarà iscritto nella storia per sempre, e loro avranno soddisfatto l’antico bisogno umano di…immortalità.

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