All’Auditorium Parco della Musica di Roma sta per iniziare Tra Possibile e Immaginario, il Festival delle Scienze 2010 che ci intratterra’ per cinque giorni a partire dal 13 Gennaio[1].
Tra i vari appuntamenti, ho notato che Mercoledi 13 Gennaio alle 18 ci sara’ Cameron Neylon intervistato da Ilaria Capua. Non conosco direttamente la dottoressa Di Capua, ma ho avuto il piacere di conoscere Cameron a Londra, allo Science Blogging 2008, e rimasi molto affascinato dalle idee che presento’ nel corso di quella giornata di studio sulle frontiere della scienza 2.0.
Cameron e’ un paladino della diffusione completa di tutti i dati sperimentali, sia verso la comunita’ scientifica, sia verso i non addetti ai lavori. Secondo lui, e chi sostiene le sue stesse idee, le pubblicazioni scientifiche sono produzioni fin troppo distillate del lavoro che c’e’ stato dietro. Non raccontano tutta la storia, e magari omettono dati poco convincenti, che i ricercatori hanno deciso di rigettare dalla versione finale, quella che viene mandata alla rivista per la pubblicazione. Inoltre, si e’ detto piu’ volte quanto sia piu’ facile pubblicare risultati in cui si evidenzi un effetto ‘positivo’ (farmaco A migliore del farmaco B, o farmaco A piu’ efficace del placebo, etc) mentre sia piu’ difficile pubblicare quelli in cui non si evidenzia alcun un effetto (i risultati negativi, quelli che abbondano nel mio curriculum). La diffusione di ogni passo verso la conoscenza renderebbe onore ad ogni tappa, ai risultati negativi come quelli positivi, e renderebbe piu’ trasparente l’intero processo di avanzamento della conoscenza. Fin qui, bell’idea, strafighissima, come pensai quando ero a Londra.
Come si fa, in pratica? Basta vedere il blog del gruppo di ricerca di Cameron o dei suoi colleghi. Sul suo, uno dei tanti blogs che cura, viene riportato dettagliatamente con testi ed illustrazioni, ogni esperimento condotto nel suo laboratorio. Le annotazioni, invece che farle sul quadernone a quadretti, lui ed i suoi collaboratori le mettono in commenti ai ‘post’, come questi. Facile, penserebbe qualcuno, produrre un manoscritto e mandarlo ad una rivista: basta seguire quello che Cameron pubblica sul blog, magari capendoci poco in principio, ma dopo qualche giorno….zzacchete! ecco un bel manoscritto pronto pronto per la pubblicazione, cosi’ che il Rockerduck & Bassotti, International Journal of Furbacchion Science, e’ bello e fatto, alla facciaccia del povero Neylon che rimane frodato. Ma invece no. Come sostiene Neylon, questo e’ impossibile se i suoi dati sono postati sul suo blog, con tantopopodimeno che data di pubblicazione. Quel ‘timestamp’ e’ un’autenticazione vera e propria, se ufficiale (e qui sta uno dei grossi problemi da risolvere). Nella sala della Royal Society in cui Cameron parlava, a Londra, quasi si scateno’ una rissa tra chi lo appoggiava e chi sosteneva che metter tutto online cosi’ sarebbe stato come buttare la zappa sui piedi di qualunque ricercatore. Meglio restare in incognito, sostennero in molti. Sempre secondo Neylon, queste micropubblicazioni, una sorta di twittering scientifico, non precludono in alcun modo la possibilita’ di pubblicare di manoscritti classici, quelli ‘distillati’ e ‘puliti’.
La questione e’ tutt’altro che semplice. Come ricercatore, mi aspetto di leggere pubblicazioni brevi, in cui vengano riportate sempre e solo le informazioni piu’ salienti, necessarie. Mi aspetto che per reperire delle informazioni non debba imbarcarmi nella lettura di una Divina Commedia. E mi aspetto che chi pubblica un articolo non stia barando, mai, che mi stia raccontando la storia cosi’ come e’ andata. Non posso, non possiamo permetterci che vengan raccontate balle, perche’ quello che leggero’ potra’ ispirare il mio lavoro, la tesi di un mio studente (se ce l’avessi). Posso dire di avere qualcosa contro chi desidera pubblicare il risultato di ogni misura, come fa Cameron? No. Probabilmente non lo leggerei, comunque, e mi manterrei sulla pubblicazione classica. Ma se avessi dei dubbi, o anche solo delle curiosita’ sulla fattibilita’ dell’esperimento, se volessi valutare quante volte una tecnica, a cui sono interessato, fallisce, dovrei puntare il naso su un blog, non su una pubblicazione classica. Ed allora, perche’ no?
Buon seminario. Se si scatenera’ un buon dibattito, sara’ divertente.
[1] Evento recensito da Galileo qui.