Massimo Pinto

Henrietta l'immortale

28 Feb 2010

Una delle colture cellulari piu’ comunemente usata nel laboratorio in cui lavoro, all’Istituto Superiore di Sanita’, e’ una “linea” di fibroblasti di pelle avente nome di battesimo AG01522. Si tratta di cellule provenienti dalla pelle di un neonato[1] che visse soli 3 giorni, e che furono messe in coltura nel lontano Gennaio del 1976. Le pubblicazioni scientifiche che sono risultate dall’uso di queste cellule sono numerosissime. Per ragioni che non comprendo appieno, si tratta di una sorta di standard di coltura cellulare umana normale (non tumorale ne’ immortale). La usavano di routine anche nei due laboratori in cui ho lavorato in passato. Proprio perche’ non sono immortali, queste cellule non possono essere tenute in coltura per tempi indefiniti. Dopo alcune settimane d’uso, inesorabilmente, le cellule diventano senescenti e la loro proliferazione si arresta. Per lavorarci ancora su, dunque, si preleva un altro campione dall’azoto liquido, piu’ fresco, ma verra’ il giorno in cui nessuno ne avra’ piu’ di queste AG01522. Avremo tutti esaurito le scorte.

La signora Henrietta Lacks, invece, e’ immortale. Ad Henrietta fu diagnosticato un cancro uterino che le tolse la vita in pochi mesi. Era il 1951, presso Baltimora, nell’America della segregazione razziale. Henrietta era una donna nera. Tre ricercatori riiuscirono a mettere in coltura delle cellule provenienti dall’adenocarcioma di Henrietta, con un brodo di coltura sperimentato da loro stessi. Raggiunsero un risultato mai visto prima: le cellule proliferavano, senza arrestarsi mai. Da allora, le cellule di HeLa, la prima coltura immortale, sono diventate uno standard di cellule umane trasformate (pre-tumorali o tumorali). Come si legge in una critica di Steve Silberman[2], l’uso sperimentale delle HeLa ci ha portati allo sviluppo di vaccini contro la poliomelite e contro il papillomavirus. Una ricchezza inestimabile, e grazie ad una donna di una famiglia povera, oltre che discriminata.

[1] Precisamente, dal prepuzio. Cio’ causa una certa ilarita’ tra gli amici di chi lavora con queste cellule.

[2] The Woman Behind HeLa, critica di Steve Silberman al nuovo libro di Rebecca Skloot, ‘The immortal life of Henrietta Slacks’. Nature 463, 610 (4 February 2010)

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